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UPCYCLING
DESIGN

L'economia circolare individua all'interno del design due tecniche processuali sostenibili principali:

 

il Recycling

e

l' Upcycling.

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Questi due termini vengono utilizzati molto spesso con una valenza intercambiabile ma nella realtà hanno un significato del tutto differente tra di loro. Occorre compiere dunque un'importante distinzione fra le due aree d'interesse, in modo tale da poter aprire le porte ad alcuni ragionamenti più ampi sulla cultura materiale, come anche sul significato del concetto di sostenibilità all'interno del mondo del design.

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Storia della terminologia

Il termine Upcycling deriva da Upsizing, titolo dell'edizione tedesca di un libro sull'upcycling pubblicato nel 1998 in lingua inglese dall'economista Gunter Paoli, mentre di seguito, nell'anno 1999 è stato pubblicato con la rivisitazione del titolo in “Upcycling”. L'edizione tedesca è stata adattata alla lingua e alla cultura tedesca da Johannes F. Hartkemeyer, allora direttore dell'università Volkshochschule di Osnabrück. Il concetto è stato ripreso e ampliato nel 2002 dagli autori William McDonough e Michael Braungart nel libro Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things. Il testo analizza il tema dell'upcycling che vede come punto focale la prevenzione dello spreco di materia potenzialmente utile, tramite il riutilizzo di quella esistente, al fine di ridurre il consumo di materie prime durante la creazione di nuovi prodotti e, di conseguenza, dell'energia, come anche dell'inquinamento dell'ariadell'acqua e persino delle emissioni di gas serra.

Ci si riferisce ad un procedimento di recycling quando, per esempio, per produrre il diffusore di una lampada, viene utilizzata una bottiglia di vetro usata che, tramite un processo di fusione, viene riciclata per trasformarsi in un diffusore. Diversamente, impiegando la stessa bottiglia integra e originale con lo scopo di realizzare il diffusore della lampada, ci si riferisce ad un procedimento di upcycling, nel quale quindi, l'oggetto rimane inalterato cambiando invece il proprio destino di funzione. Gli esempi riportati rendono dunque evidente la differenza sostanziale tra le due arti;

nella pratica del recyling è previsto il riutilizzo del materiale dopo aver effettuato un passaggio di fusione, frantumazione o altro che sia, riconducendo il materiale allo stato di materia prima, mentre la pratica dell'upcycling prevede la creazione di un nuovo oggetto tramite il riutilizzo completo o parziale dell’oggetto stesso per uno scopo che può essere uguale, come anche, completamente stravolto, rispetto alla ragione per cui era stato creato in principio.

Il riutilizzo di un prodotto o di una sua parte, senza dover eseguire un'operazione di downcycling, corrisponde ad un atto concettualmente più elevato e, di conseguenza, interessante. La pratica dell’upcycling riconosce alle cose una seconda esistenza e concede agli oggetti la possibilità di rinascere sotto altra forma con un valore intrinseco quasi sempre più alto rispetto a quello che possedevano all'origine della loro prima vita. La reinvenzione di un oggetto, a partire da parti di oggetti scartati, diventa un atto ancora più prezioso quando si tratta di pezzi che hanno una propria unicità e storia. Tempi addietro era molto comune, specialmente nella cultura contadina, praticare quello che oggi definiamo come upcycling; un esempio di questo si vedeva nell'impiego delle gambe di una sedia rotta che, venendo unite ad altre pezzi, davano alla luce un tavolino. In questo modo si usava creare oggetti immaginosi, alle volte forse un po buffi, ma senza dubbio funzionali e unici nel loro genere.

Naturalmente bisogna considerare che non tutto può venire “upcycled”, ma per quanto possibile, si tratta di un sistema più efficiente, in termini economici e di impatto ambientale, rispetto al puro e semplice riciclo. Di fatto l'upcycling è l'opposto del downcycling, che è la prassi più comune del processo di riciclaggio, in quanto il downcycling implica necessariamente la conversione di prodotti in nuovi materiali, e il più delle volte di qualità inferiore. La pratica del downcycling si verifica in assenza di possibilità di riportare i materiali alla loro qualità originale, come per esempio quando le leghe di alluminio lavorato vengono fuse al fine di produrre leghe di colata di qualità inferiore. Viceversa l'upcycling dei materiali, in senso termodinamico, è resa possibile solo tramite l'aggiunta di più energia al fine di migliorare la qualità del materiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le domande guida da porsi nella valutazione del recupero di oggetti di scarto sono:

Quanta energia è necessaria per ripristinare il materiale recuperato nel materiale o prodotto desiderato?

Come si confronta questa quantità con l'ottenimento del materiale o prodotto desiderato da materia vergine o fonti primarie?

 

In alcuni casi è necessaria poca energia per riutilizzare un prodotto di scarto, come negli abiti di seconda mano, mentre ci sono casi in cui l'energia necessaria per recuperare i materiali è superiore all'energia disponibile per lavorare la materia vergine. Nel design di interni, tramite l’upcycling, possiamo vedere una cassetta della frutta assumere la funzione di vaso di fiori, un vinile danneggiato decorare un copri-lampada o persino uno scolapasta trasformarsi in una plafoniera. L’upcycling permette alla creatività di sposarsi con i valori della sostenibilità per dare vita a una serie infinita di possibilità di riutilizzo di un prodotto destinato altrimenti ai cassonetti dei rifiuti.

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